Gilles Villeneuve e la sua Ferrari 126CK ad Istrana nel 1981 Ero quasi geloso. Non mi piaceva che ci fossero troppi suoi estimatori oltre a me, che lo osannavano in continuazione aspettando le sue imprese. Ma poi mi rassegnavo, sapevo che era inevitabile attirare una marea di tifosi, quando si erano guidate cosi anche due catorci come la 312T5 e la 126CK. Eppure quel giorno ero arrabbiato con Gilles , anzi, ero arrabbiato da due settimane, e in attesa di un riscatto, perchè proprio non mi era andato giù l'epilogo del precedente GP di San Marino. Non mi capacitavo del fatto che si fosse fatto buggerare dal compagno di team in quella maniera. Quel sabato 8 maggio 1982, con la mia famiglia, eravamo al matrimonio di una cugina e non prestai molta attenzione al fatto che mi giunse notizia che Villeneuve avesse avuto l'ennesimo inconveniente con la sua Ferrari durante le prove nel GP del Belgio... "Sarà una cosa come le altre, forse non si sarà qualificato benissimo, ma domani in gara si mangia tutti", pensai.
Invece no. Alla sera, rientrando, accesi subito il televisore per saperne di più. Ricordo il conduttore del TG1 con alle spalle uno sfondo azzurro e in alto un riquadro con la foto di Gilles, e l'asettico annuncio che il canadese era spirato all'ospedale di Lovanio poco dopo le nove di sera, a causa delle ferite riportate in un incidente occorso nel finale delle prove. Non ci potevo credere. Poi le terribili immagini dell'impatto, col corpo che vola attraverso la pista, mi misero di fronte alla triste realtà. Il mio idolo non avrebbe più avuto modo di riscattarsi.

Imola, un fase del GP di San Marino 1982: Pironi (n°28) affianca Villeneuve (n°27) alla Tosa A distanza di qualche tempo ascoltai però l'intervista che Marcello Sabbatini fece al canadese all'indomani del duello di Imola, e capì fino in fondo la filosofia di Gilles, quanto lui desse importanza alla lealtà, e come mai Pironi era riuscito a vincere quel GP. Si sapeva già del cartello "slow" mostrato dai box Ferrari poco dopo il ritiro di Arnoux, con Villeneuve primo e Didier secondo. Al biondino chiesero del dopocorsa come mai non avesse rispettato le consegne, e lui rispose che 'slow' vuole dire 'slow', e non vuol dire 'mantenere le posizioni'. Quella dichiarazione mi aveva spiazzato: non sapevo a chi credere.
Sabbatini, appunto in quell'intervista, chiese giustamente a Gilles come mai lui, che da sempre correva con spirito garibaldino e con il gusto di dare battaglia sempre e comunque, in quell'occasione pretendesse quel "trattamento di favore" grazie al cartello "slow".
"Da quattro anni, cioè da quando ci sono io, alla Ferrari c'è un accordo con Piccinini", rispose Gilles, "se due vetture sono al comando e non c'è nessuno dietro non bisogna darsi battaglia. In Sudafrica ad esempio (1979, nda) ero dietro Jody e l'ho passato solo quando lui è entrato ai box; a Montecarlo, prima di rompere il cambio, ero ancora alle spalle di Jody ed ero più veloce di lui, ma mai ho provato ad attaccarlo. E la stessa cosa a Monza, quando per me c'era l'ultima possibilità di lottare per il Campionato del Mondo: sono rimasto dietro. E così, quando c'è il cartello che dice di rallentare, se io vado lento e l'altro dietro non va lento, è sicuro che mi passa. E quando vedi i tempi di Imola, tutte le volte che io sono davanti giro in 1'37"5, 1'37"8, per risparmiare la benzina, la macchina, e perchè avevamo 45 secondi di vantaggio su Alboreto. Quando è Pironi che è davanti, giriamo in 35"5."

Avevo paura che Gilles se ne fosse andato da perdente. Non era così.
Lui era un matto, ma era leale con l'avversario. E la riprova di tutto ciò è sentire come ancora oggi Arnoux parla di quel loro duello a Digione, dove entrambi lasciarono all'avversario gli spazi per provarci, senza le vergognose manovre odierne che costringono a stilare altrettanto assurde regole sul numero massimo di cambi di traiettoria ammessi.
Basterebbe la lealtà di Gilles e Renè, sia quella usata nei sorpassi che fecero, sia quella usata nei sorpassi che subirono. Poi ci sono le eccezioni e gli errori, certo. Ma la lealtà di base era cristallina, e lo si nota ancor di più oggi, a trent'anni di distanza.

 

(Nel video - tratto da YouTube - l'intervista originale di Marcello Sabbatini a Gilles Villeneuve registrata qualche giorno dopo il GP di San Marino 1982)